Quando il dito indica l’UFO…

È uscito il nuovo romanzo collettivo dei WuMing, UFO 78 (Einaudi Stile LIbero), e bisognerà farci i conti.

Sì, ci sono gli UFO, in quel 1978, e tanti. Ma di non identificato c’era anche altro. C’era allora, visti i misteri, le ombre e le trame (oscure anch’esse, non c’è bisogno di dirlo) che si incrociavano sul territorio italiano, e c’è oggi. Un non identificato che disturba, perché chiama in causa il nostro presente, senza che ci abbiamo mai fatto i conti. Ma andiamo con ordine.

Si tratta di un romanzo, questo va ribadito subito. Certo, è un romanzo targato Wu Ming, quindi c’era da aspettarsi qualche trovata narrativa nel loro stile. E infatti la narrazione si sviluppa mescolando i toni della fiction mistery e noir con quelli del reportage e del memoriale, passando da uno all’altro senza cesure.

Qui si intravvede un lavoro di assemblaggio e cesellatura complesso, che consente alla storia (alle storie) di filare via senza inciampi. Il che favorisce diversi piani di lettura e una fruizione diversificata a seconda di chi legge o di quante volte si legge.

La vicenda principale, plurale e variamente ubicata, ha il suo cuore narrativo e anche geografico in Lunigiana, terra di confine e di commistioni, dalla storia stratificata, partecipe di tutte le vicende umane succedutesi nei secoli a questa latitudine e al contempo marginale, sghemba rispetto alla Grande Storia. Una specie di isola. So di cosa parlo.

L’anno è il 1978, come già rivela il titolo. Ma naturalmente esistono un pregresso e anche uno sviluppo ulteriore, che non vengono lasciati all’immaginazione. Anzi, uno degli elementi forti del romanzo – non diversamente da altre opere wuminghiane – è la connessione tra passato e presente, la ricucitura dei fili tagliati o sfilacciati tra la memoria – personale e/o di gruppo – e la Storia, tra la lunga durata e l’attualità.

Il 1978, dunque. L’anno dei due presidenti della repubblica, dei tre papi, di Goldrake, del mundial di calcio in Argentina (l’Argentina del regime militare), dell’eroina dilagante. L’anno del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse. E l’anno degli UFO, appunto.

(Vicende che – detto per inciso – toccano per molti versi anche la Sardegna. Basti pensare alle mobilitazioni operaie di Ottana, alla vicenda di Barbagia Rossa e più in generale dell’eversione politica nella sua declinazione sarda, alla militarizzazione dell’isola, ai movimenti giovanili, al decisivo – per quanto problematico – trapasso culturale. E, anche in questo caso, agli UFO. La Sardegna non solo non è esente dal fenomeno, ma anzi è uno dei luoghi a maggiore densità di avvistamenti.)

Come tutto ciò si tenga insieme – e insieme a molto altro – in una narrazione efficace è circostanza molto meno misteriosa delle vicende narrate e/o evocate nel romanzo. Trattasi di mestiere, quello che un tempo si chiamava, senza alcuno scandalo, arte. Un’arte da artigiani, appunto, con la loro dotazione di attrezzi ed esperienza.

Questo per dire che non è il caso di farsi scoraggiare dalla mole di elementi narrativi e stilistici di cui l’opera si compone. La lettura fila via scorrevole, senza vezzi autoriali egotici e superflui. L’arte dunque è messa a disposizione della storia e di chi legge, con l’autore (gli autori) dietro le quinte, ad armeggiare con cavi, contrappesi e macchinari di scena, mai sul palco a ostentare se stesso(i).

Le pagine sono disseminate di omaggi e di easter egg, regalini per appassionati e nerd di varia estrazione. Con una cura maniacale per i dettagli e gli incastri, per la verosimiglianza storica e per il linguaggio (altra nota distintiva di pregio, che personalmente apprezzo sempre).

C’è un surplus di gratificazione per chi abbia vissuto quell’anno, quel periodo, in età infantile. Inevitabile che qui l’anagrafe degli autori abbia giocato la sua parte. Chi ne sia grosso modo coetanea/o si ritroverà dentro un mondo di riferimenti culturali e dentro un immaginario familiari. Aggiungendo al tutto un inevitabile tocco di nostalgia. Che si somma alla circostanza che quei bambini che eravamo allora oggi sono coetanei dei personaggi adulti della vicenda narrata. Le connessioni e le risonanze prodotte dalle immedesimazioni plurime aumentano un certo effetto straniante e a tratti perturbante del libro.

Il perturbante, in ogni caso, non è casuale e nemmeno solo affidato a questa circostanza generazionale. L’effetto è voluto. Un effetto di incantamento che la letteratura dovrebbe sempre avere, quando è buona, e che qui discende da precise scelte non solo di natura tecnica ma direi prima ancora etica e politica.

Lascio a chi leggerà il piacere di scoprire trama e personaggi, di capire chi sia Martin Zanka e cosa succeda nella comune Thanur a Villa Malaspina, che fine abbiano fatto i due ragazzi scout spariti durante un campo estivo sul monte Quarzerone (protagonista della vicenda quanto i personaggi umani), cosa c’entrino le BR con gli UFO, chi siano davvero gli alieni della storia (e della Storia) e tutto il resto.

Quel che resta dopo la lettura è molto. Non è un libro che sia facile da raccontare e recensire nell’immediatezza della sua conclusione. Va ruminato e digerito. Perché le strane luci degli oggetti non identificati (volanti e non) di quel 1978 e di quel decennio illuminano anche i nostri anni. Gli anni della recrudescenza autoritaria e anti-popolare, delle diseguaglianze crescenti, del disastro climatico ed ecologico, della pandemia e della guerra. E i conti mai fatti, fin da allora, richiedono oggi il pagamento di interessi salatissimi.

C’è anche questo, in UFO 78, come pure in altre opere dei WuMing, realizzate insieme o da singoli: l’aura incombente delle possibilità perdute. Una sorta di nostalgia per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato. Il che è anche un ammonimento per il presente e il futuro: mai dare per scontato che non ci sia nulla da fare, che immaginare un presente e un futuro diversi sia roba da sognatori e da cacciatori di alieni fuori di testa.

La fantasia, l’immaginazione, lo sguardo verso il cielo, la curiosità per ciò che va oltre la quotidianità e l’infotainment pervasivo, la voglia di stare insieme, l’empatia, la solidarietà e la condivisione sono tutte capacità e attività indispensabili. Tanto più, quanto più chi detiene il potere e il controllo delle risorse e delle informazioni ci impone di abbandonarle come sciocche e improduttive perdite di tempo.

Il tour di presentazioni del romanzo parte oggi, 20 ottobre, e andrà avanti per un pezzo. Ci saranno dunque occasioni (anche in Sardegna) per discuterne con gli autori e con chi lo leggerà. Per tutte le informazioni, rimando naturalmente a Giap e agli altri canali di comunicazione targati Wu Ming.

Lunga vita e prosperità. A àteros annos!

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