Non è tutto oro quel che appare nei reality!

Mentre una grave vertenza lavorativa diventa l’ennesima riprova di quanto Guy Debord ci avesse visto giusto, da un’altra parte dell’Isola le cose si complicano in modo poco televisivo. Un bel lago di cianuro è pronto ad avvelenare il fiume Mannu e con esso mezza Sardegna, fino a Cagliari. Una roba da nulla, insomma.

Ricordiamo che il pasticcio dell’oro di Furtei ha molte responsabilità, ma nessuno ha mai dovuto renderne conto. Il presidente della società che in Sardegna estraeva l’oro per conto della multinazionale australiana, la Sardinia Gold Mining, era tale Ugo Cappellacci. Ai più questo nome non dirà nulla, ma si tratta – ebbene sì – dell’attuale presidente della Regione Autonoma Sardegna. Naturalmente, ci sarebbero altri nomi da fare, dagli assessori regionali che redassero i capitolati di appalto, ai sindacati complici entusiasti del disastro (il solito ricatto occupazionale: che originali!),  fino ai tecnici della società mineraria.

Rimangono sul campo, dopo il suo fallimento (facile escamotage per scappare col bottino e mollare le magagne… a noi!), le poche decine di operai cui la mirabolante operazione aveva dato un impiego. Ora, un po’ minacciando, un po’ mostrandosi disponibili al sacrificio, questa gente vorrebbe vedere regolata la propria posizione, visto che la Cassa Integrazione è scaduta ai primi di marzo. Il solito teatrino sconcertante, insomma. Ma, a meno che non si riciclino come attori di un reality, la vedo difficile, per loro.

Intanto, per non sapere leggere né scrivere, comincerei col far pagare di tasca a tutti coloro che, mentre molti nella società civile sollevavano dubbi e rimostranze circa tutta la faccenda, peroravano invece la causa di questo disastro annunciato. Sindacati e politici locali in testa. Si racimolerebbero i fondi necessari alla bonifica e alla messa in sicurezza del sito, se non altro.

Il mancato adempimento di questa riparazione pecuniaria lo sanzionerei con l’esposizione al pubblico ludibrio, tramite gogna, o ingabbiamento in piazza. Una cosetta di stampo medievale, direi. Così, giusto per ricordare a tutti che il territorio, le risorse ambientali, la salute e il benessere della popolazione non si possono barattare troppo impunemente con illusioni, inganni e devastazioni. Per altro chiamati, sfacciatamente, forse pensando al proprio tornaconto privato, col nome beffardo di sviluppo.