Novità in arrivo: la prima

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La pentola bolle allegramente, dopo mesi di magra, e posso cominciare ad annunciare qualche novità relativa al mio lavoro.

La prima è questa: è andato in ristampa La Sardegna e i Sardi nel tempo, titolo ormai di difficile reperibilità, sulla cui scomparsa dagli scaffali reali e virtuali ho ricevuto molte segnalazioni da un paio d’anni a questa parte.

Sarà dunque di nuovo disponibile, acquistabile in libreria (meglio se indipendente e/o locale) o ordinabile sulle piattaforme di acquisti online (non quella del tipo che sta partendo per lo spazio, se possibile).

Per l’occasione, pubblico qui l’inizio della Premessa. Il seguito potrete leggerlo nel libro, insieme a tutto il resto.

La presente opera è il frutto di un tentativo molto più facile a dirsi che a farsi: condensare l’intera storia della Sardegna in un’unica trattazione, in modo da tener conto anche del contesto internazionale e dei vari tempi e livelli della storia umana. Ulteriore ambizione è di rendere il risultato di tale lavoro accessibile per diverse tipologie di lettore. Mettere mano a una materia così vasta e così complessa è un’iniziativa che richiede parecchia incoscienza e, a monte, come minimo, molti anni di studio, di approfondimenti, di letture, di confronti, dubbi, discussioni. I problemi di metodo sono notevoli. La necessità della sintesi si impone e al contempo bisogna fare i conti con quella altrettanto pressante della comprensibilità del discorso. Riguardo ai temi e ai periodi su cui non esiste un pacifico accordo tra studiosi, è necessario scegliere tra le ipotesi, senza lasciare vuoti nel flusso della narrazione ma senza ricorrere alla pura ricostruzione di fantasia. Sono problemi abbastanza comuni per chiunque scriva di storia. Ma non è ancora tutto. Il grande problema di fondo, anche questo di indole generale, è fare in modo che l’applicazione di un proprio punto di vista non scada nella mera produzione (o riproduzione) di una ideologia, o in una trattazione tendenziosa.
Gli storici perlopiù si sforzano di essere rigorosi e distaccati. Si impara ad esserlo, attraverso lo studio, la familiarità con il metodo, l’esempio dei grandi maestri. Ma ciò non significa affatto che gli storici, anche i migliori e più celebrati, non applichino cornici concettuali e punti di vista. Questo è inevitabile. Si tratta di cercare di eliminare le distorsioni più evidenti e di mantenere un rigore “laico” sulla materia trattata, senza cercare di arrivare a conclusioni precostituite, senza scadere nella propaganda surrettizia alle proprie tesi. Non è facile, ma ci si può riuscire.
Naturalmente è importante rendere esplicito il proprio punto di vista generale, e prima di tutto essere coscienti di averne uno. Quando affrontiamo un tomo dedicato alla Sardegna esso non è mai la rendicontazione neutrale di un meccanico accumulo di informazioni. Se funzionasse in questo modo, due testi storici sulla Sardegna che abbraccino lo stesso arco temporale, da chiunque scritti, sarebbero identici. Chiaramente le cose non stanno così. Non sempre i testi storiografici dedicati alla Sardegna dichiarano il proprio punto di vista o lo sguardo generale applicato, ma è indubitabile che ne abbiano sempre uno. Quasi mai, va detto, si tratta di un punto di vista sardo, in nessuno dei sensi possibili.
Nel caso presente il punto di vista è invece squisitamente sardo. Non nel senso che venga attribuita un particolare valore alla storia dell’isola (quella sarebbe una cornice nazionalista o etnocentrica), bensì nel senso che i fatti e i processi vengono esaminati dentro un orizzonte al cui centro c’è la Sardegna e chi l’ha abitata dalla preistoria a oggi.
Si dirà: è ovvio, dato che si tratta di una “storia della Sardegna”. In realtà non è così ovvio. Di “storie della Sardegna” ce ne sono tante. Una mole di pubblicazioni notevole, se si pensa alle dimensioni demografiche dell’isola e alla sua presunta estraneità alla Storia (quella che si scrive rigorosamente con la “s” maiuscola). Dedicare tanta carta (e oggi tanti bit) a una terra priva di storia, immobile, perennemente uguale a se stessa, in effetti suona come un controsenso. Si vede che da qualche parte c’è un inghippo. […]

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