Cronache dalla colonia oltremarina ai tempi della pandemia da coronavirus: aggiornamento

Tenere aggiornato il diario della pandemia è un utile sfogo alla frustrazione (lo ammetto), ma è anche un modo per fissare la memoria di quel che accade.

La situazione in Italia è pesantemente condizionata dalla scellerata gestione dell’epidemia fatta in Lombardia. La famosa “locomotiva economica del Paese” con la sua “capitale morale” sta dimostrando quanto sia grande la distanza tra propaganda e fatti, tra ideologia e realtà.

Come ai tempi della “Milano da bere”, che poi si rivelò un focolaio di corruzione e di saccheggio di risorse pubbliche a vantaggio di pochi, in queste settimane il mito della supremazia meritocratica lombarda è andata a gambe per aria.

Non fosse per la complicità e la sudditanza dei mass media, questo fenomeno sarebbe molto più visibile e forse contribuirebbe a farci capire meglio cosa succede.

Invece i mass media prediligono le scene da film hollywoodiano, con elicotteri che sgominano feroci bande di arrostitori da terrazza e disperdono solitari podisti in spiagge deserte. La retorica dei “furbetti” che evadono dagli arresti domiciliari generalizzati è l’arma di distrazione di massa preferita, specie dalle testate che sono sempre in prima fila contro le fake news. Degli altri.

Estrema omertà invece sia sui dati veri – almeno nella misura in cui è possibile conoscerli e ricostruirli – sia sulle cause della dimensione e della persistenza dell’epidemia in Lombardia (ma anche in Emilia-Romagna e Piemonte).

Dove, viene fuori, molte attività produttive non hanno mai chiuso, o hanno chiuso per pochissimo e hanno già riaperto o stanno riaprendo.

Ma non le librerie, attenzione. Su questo il presidente della Lombardia, il leghista Fontana, è stato chiaro: se vuoi comprare libri, puoi farlo negli ipermercati o tramite le piattaforme di commercio online. Giusto per chiarire quali siano i riferimenti ideologici e i referenti sociali di questa gente.

Se mi dilungo sulla Lombardia, però, non è solo perché quella situazione condiziona tutto il territorio dello stato italiano, anche dove le condizioni socio-economiche e demografiche sono radicalmente diverse. È necessario farlo anche perché quello è il modello di riferimento dell’attuale combriccola al governo della Sardegna.

E qui veniamo ai grattacapi nostrani.

Che la situazione in Sardegna sia tutt’altro che rosea è evidente, ma non nella dimensione e per i motivi addotti dal presidente Solinas e dalla sua cricca.

I contagi e i decessi, nell’isola, avvengono prevalentemente negli ospedali e nelle RSA. E non dappertutto, per altro. Ad essere molto colpita è Sassari, in misura diversa Cagliari e hinterland. Il focolaio dell’ospedale di Nuoro sembra sotto controllo (facendo gli scongiuri). Casi sporadici si segnalano in altre strutture, in centri minori.

Nell’insieme però si conferma il paradossale andamento del contagio in Sardegna. Sostanzialmente l’epidemia fuori dalle strutture ospedaliere e dalle residenze per anziani non c’è. Ci sono moltissimi comuni che non hanno nemmeno un caso di contagio.

Il che dovrebbe spingere a misure sì drastiche, ma calibrate sulla realtà sarda. Che, occorre ricordarlo, non coincide con quella lombarda o emiliana, e nemmeno con quella romana.

Per esempio, dotare tutto il personale coinvolto, medico, paramedico, ecc., dei dispositivi di protezione individuale. E, al contempo, predisporre spazi idonei dedicati alla Covid. Per ora nessuna delle due cose è stata fatta. Tanto che i medici del Policlinico universitario di Monserrato (CA) devono intervenire direttamente per chiedere provvedimenti idonei.

Altra cosa da fare è concentrare l’attenzione e l’opera di prevenzione e cura sul territorio, alleggerendo le strutture ospedaliere e rendendo possibile l’isolamento tempestivo dei contagiati. Per far ciò servirebbero strutture territoriali attrezzate e quantitativamente adeguate, con personale preparato, nonché gli strumenti e i dispositivi del caso. Insomma, un modello di intervento totalmente diverso, ben pianificato e messo in campo tempestivamente.

Tutto sommato la maggior parte del territorio sardo è ancora esente dal contagio e così anche la stragrande maggioranza della popolazione, quindi si può ragionare in termini di prevenzione e di riduzione del rischio.

Invece la giunta Solinas e la sua task force di “esperti” (!?), senza darsi alcun pensiero della realtà, si preoccupano da un lato di alimentare il panico, dall’altro di accentuare la reclusione e la sospensione di attività economiche e diritti civili senza alcun criterio.

In particolare mi risulta odioso l’accanimento contro le librerie e le cartolerie ed anche l’abbigliamento per bambini/ragazzi. Una scelta priva di alcuna giustificazione epidemiologica (al contrario di quel che dice il presidente Solinas) e che suona perciò solo punitiva, senza alcuna considerazione per le sue conseguenze sociali e culturali.

Il sospetto è che la scelta dipenda non tanto da un ragionamento fondato su dati di realtà, ma più che altro dalla necessità di compiacere i “soci di maggioranza” della mirabolante impresa politica di Christian Solinas, ossia la Lega, mutuando pedissequamente le decisioni dei colleghi italiani (vedi appunto Lombardia, ma anche Trentino).

Poi, certo, c’è anche la speranza di apparire presenti a se stessi e in grado di gestire la situazione, assumendo decisioni drastiche ma che toccano comparti socialmente e mediaticamente deboli e/o percepiti come politicamente ostili, quale è appunto quello culturale. (Casualmente a nessuno – non in politica ma neanche nell’ambito dell’informazione – viene in mente di sbirciare dentro la SARAS, per dire.)

Non so quale delle due ragioni mi faccia più ribrezzo, onestamente. So solo che niente di tutto questo ha senso, né ci allontana di un millimetro dal pericolo.

Aggiungiamoci che sono state confermate, con grande sfacciataggine, le esercitazioni militari in programma in questo stesso mese di aprile, e il quadro è completo.

La sensazione è che, tempo due settimane, un mese al più, cominceremo ad assistere a manifestazioni sempre più accentuate di resistenza alle misure restrittive, se non proprio di aperta violazione.

Evenienza che, in una situazione di totale impreparazione, di mancata pianificazione e di assoluta insipienza pragmatica e politica, costituisce un rischio notevole.

Auspicare un commissariamento della Regione Sardegna mi pare sbagliato. La Sardegna è già commissariata, e ne vediamo gli esiti. Caso mai bisognerebbe che il “commissariamento” della giunta Solinas, ma direi dell’intero arco politico istituzionale, avvenisse in termini di pressione popolare, di opposizione esterna al Palazzo e alle sue finte contrapposizioni.

Non so come potrà organizzarsi e manifestarsi tale opposizione, dato il vigente divieto di assembramento e di uscita (che equivale, teniamolo presente, a una sostanziale e pervasiva limitazione delle libertà democratiche). Ma sono sicuro che qualcosa si può fare.

Intanto consiglierei di continuare a informarci e confrontarci, possibilmente tramite organi di informazione attendibili (quindi, non Repubblica o La Stampa o il Corriere, o i telegiornali, ma magari Valigia Blu; in Sardegna, preferibilmente SardiniaPost) e su siti dove si esercita il senso critico e la controinformazione o un’analisi corretta dei dati, senza complottismi o ricerche di capri espiatori (come, ad esempio, Giap, o Jacobin Italia, o menelique, o il sito La Scienza in Rete, ma naturalmente ce ne sono anche altri). Aggiungerei, per chi può, uno sguardo all’infosfera internazionale (a partire da qui).

Dopo di che, come già auspicato, bisognerà cominciare a discutere sul serio non solo e non tanto di una “fase 2”, in relazione alla pandemia, ma piuttosto, in generale, di una alternativa politica collettiva, democratica, concreta e operabile fin dalle prossime settimane, con i mezzi disponibili.

Perché non è affatto vero che “andrà tutto bene”. Non di suo, automaticamente. E ci sono troppi grossi interessi e gruppi di potere già all’opera per trasformare anche questa crisi in un’opportunità di arricchimento o di irrobustimento delle proprie posizioni. Bisognerà metterci del nostro, in termini collettivi e con la maggior lucidità possibile.

7 Comments

  1. Ciao, complimenti per l’articolo, anche se a mio modo di vedere sei andato anche troppo leggero con le critiche alla classe politca sarda.
    Credo che Solinas, Truzzu e Nieddu rappresentino uno dei punti più bassi che ci è toccato sopportare in questi ultimi anni. Mi stanno quasi facendo rimpiangere dei figuri per i quali stappai lo spumante a fine mandato…
    Avrei molto da dire ma non voglio annoiare, ti segnalo un lavoro che con altri sto portando avanti in questi giorni di quarantena. E’ un diario dall’epidemia, ho pensato di linkarlo perché abbiamo una certa comunanza di temi e termini, fra cui “diario”.
    Se hai o avrete voglia di leggerlo sono più che benvenute critiche e suggerimenti.
    saluti
    https://pod.mttv.it/people/e7cdf54051040138894800163e9f4810
    R

    1. Non è un commento. Non dovrei farlo passare. Ma sono magnanimo. Volevo solo rassicurarti. Se dici che ti sembro orientato a sinistra solo “vagamente”, vuol dire che tutto sommato sono stato piuttosto moderato.

  2. Io non ho ben compreso se i dati di cui al link sono riferibili al numero dei contagi complessivi, per cui l’85% rappresenterebbe circa 1.020 individui che avrebbero contratto il virus in struttura sanitaria o rsa; oppure se quel dato sia riferibile esclusivamente alla popolazione sanitaria infettata, che rispetto al totale degli infetti rappresenta il 24% (cioè circa 290 individui – tantissimi) e l’85% di questi 290 individui avrebbero contratto l’infezione in struttura sanitaria o rsa.

    Perché dal giusto inquadramento del perimetro di riferimento dipende anche la giusta collocazione dell’affermazione successiva: “ Sostanzialmente l’epidemia fuori dalle strutture ospedaliere e dalle residenze per anziani non c’è.”

    1. Purtroppo non posso esserti d’aiuto perché non c’è alcuna chiarezza nella diffusione dei dati e nel rendere conto della loro fonte. A me onestamente sembra un dato “fuori scala”, ma, finché non viene fatta chiarezza, possiamo solo fare ipotesi.
      L’affermazione che riporti tra virgolette si basava sul dato così come era stato reso pubblico dalla Regione e dalle fonti giornalistiche. So che lo stanno correggendo, ma anche con le correzioni risulta che la grande maggioranza dei contagi è avvenuta nelle strutture ospedaliere e nelle RSA. Ci sono casi emersi in alcuni comuni, è vero, ma per ora sono sporadici. Chiaramente, se stiamo al poco più di 1000 casi totali segnalati, si tratta davvero di numeri estremamente esigui. Così esigui da essere sospetti.
      Anche il numero dei decessi è da prendere con le molle.
      Insomma, anche su questo terreno siamo nelle mani di autorità e persone che non stanno brillando per affidabilità e serietà.
      Fin qui possiamo giusto concludere che la Sardegna, per ora, è esente da un contagio massivo. Ma non sappiamo quantificare il dato e non possiamo certamente prevedere come andrà da qui in avanti.
      Certo è che “punire” le librerie o “chiudere le spiagge” o additare come pericolosi untori i singoli che in solitudine prendono una boccata d’aria, in questo contesto di incertezza ma non ancora di allarme ingestibile, suona parecchio discutibile.

  3. Ciao. Mi piacciono molto i tuoi interventi, Grazie.
    Solo una considerazione: Valigia blu non mi sembra un sito dove si fa giornalismo approfondito e libero dal virus del “pensiero unico”, o forse ho beccato gli articoli peggiori.
    Segnalo il blog di Stefano Montanari a mio parere molto interessante per avere spunti di riflessione anche in campo scientifico.
    E viva Giap.
    Sperando che questo tentativo di colpo di stato fallisca presto e si sveli a molti tutta la criminalità di chi sta decidendo per noi, ti saluto. Grazie ancora per i tuoi spunti.
    simone

    1. Grazie a te, Simone.
      Conosco il dott. Montanari e la sua mi sembra una figura vagamente controversa. Apprezzo il pensiero divergente e anzi sono persuaso che sia il vero motore della conoscenza e della scienza stessa. Tuttavia a volte le sue tesi mi pare che eccedano la pur legittima discussione delle posizioni dominanti, e peggio ancora fanno i suoi fan, spesso inclini al complottismo più ingenuo.
      Ma ben vengano le voci come la sua, se restano nel solco del libero confronto e della “democrazia” della scienza. Non mi piace chi pretende di silenziare il dissenso, tanto meno se lo fa in nome di una pretesa “certezza scientifica” (che è un ossimoro, di suo). Lascio naturalmente a chi legge la facoltà di farsene un’idea direttamente.

      Valigia Blu invece a me pare un ottimo esempio di come dovrebbe funzionare il giornalismo. Ricognizione delle informazioni, vaglio attento delle fonti, anche estere, analisi obiettiva e restituzione onesta. Ovviamente si tratta di uno spazio di informazione, non di un sito militante e nemmeno di controinformazione propriamente detta (benché spesso, rispetto alla mediocrità dell’informazione italiana, anche mainstream, finisca per assumere quel ruolo). Poi, per carità, siamo umani e siamo sempre esposti all’errore. Tuttavia, tra le varie fonti di informazione italiane, Valigia Blu rimane una delle pochissime ancore di deontologia professionale e di correttezza di cui disponiamo. Parere personale, chiaramente.

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