C’è qualcosa che va al di là del mero fatto sportivo, nella partita amichevole di calcio a 5 (organizzata dalla Federatzione Isport Natzionale Sardu e dal Comune di Fordonganus, con la collaborazione di ProgReS – Progetu Repùblica) che stasera, alle 21.00, disputeranno le rappresentative nazionali di Sardegna e Catalogna, a Fordongianus. La storia dei nostri due popoli è infatti intimamente legata.
Come non ripensare alla lunga guerra condotta dai sovrani di Arborea contro il regno di Sardegna catalano-aragonese? Come non andare col ricordo alle epiche battaglie (quella di S. Anna nel 1368, quella di Sanluri nel 1409) che scandirono le varie fasi del conflitto, o ai personaggi illustri di entrambi i campi che ne interpretarono la parabola cronologica (Mariano IV, Pietro il Cerimonioso, Pere de Luna, Ugone III e sua sorella Eleonora, Brancaleone Doria, Guglielmo di Narbona, Martino il Giovane)? Date, luoghi, nomi e simboli aleggeranno stasera su un piccolo campo da calcetto, in un paese della Sardegna, un tempo appartenente al territorio del Giudicato di Arborea, ancor prima luogo di confine (e dunque di scambio e di contaminazioni) tra la Sardegna di Dentro, a lungo e a più riprese renitente alla sottomissione, e i ricchi Campidani e il Sinis, governati dal potere imperiale romano e poi bizantino.
I sardi come si sa persero l’indipendenza contro i catalani, ma i catalani – con la morte del loro ultimo rampollo regale (Martino il Giovane, morto a Castel di Calari nemmeno un mese dopo la vittoria a Seddori) – persero l’egemonia sul regno di Aragona e da lì, nel giro di pochi decenni, persero la loro centralità politica nella penisola iberica. Le conseguenze di una serie di eventi prodottisi in Sardegna segnarono dunque (anche se non determinarono in via esclusiva) i processi storici che hanno prodotto l’attuale situazione di dipendenza politica della Sardegna dall’Italia e della Catalogna dal regno di Spagna castigliano.
Dopo tutto questo tempo, consapevoli di essere legati da questo singolare destino, oltre che dalla nostra mediterraneità, sarà estremamente significativo riannodare il filo dei rapporti diretti tra Catalogna e Sardegna in una occasione ludica come l’evento di oggi. Ludica e perciò serissima. E comunque importante su vari livelli, proprio perché sottintende un riconoscimento reciproco.
In un momento storico in cui a livello internazionale tendono a prevalere gli interessi particolari di chi dispone di forza economica e politica, a discapito dei processi di integrazione e apertura culturale, un momento in cui la cara vecchia Europa è sottoposta a operazioni speculative e a tensioni disarticolanti che non hanno solo natura finanziaria, ma anche profondamente politica, la partita di calcio a 5 di stasera rappresenta una reazione controciclica, una forma di risposta dal basso da parte di chi l’Europa la costituisce e la fa vivere: i suoi popoli. Il nostro destino, come sardi e come catalani, è un destino di pace e collaborazione con tutti i popoli europei e mediterranei. O sarà così, o la Sardegna e la stessa Catalogna, insieme a molta parte delle terre europee e mediterranee, conosceranno un’epoca di regresso e impoverimento, in senso materiale e immateriale.
Quella di oggi perciò non è soltanto una sfida tra le rappresentative sportive di due nazioni senza stato, ma anche una evocazione di scenari politici diversi da quelli conflittuali ed egoistici che i governi dei paesi europei e l’apparato di potere finanziario ed economico che li condiziona stanno preparando per tutti noi. Scenari politici in cui siano la pace, la cooperazione, la condivisione dei saperi e delle risorse e la democrazia a prevalere su qualsiasi istinto di mera appropriazione, di inimicizia, di solitudine.
Sarà perciò un onore e un piacere esserci.
In bonora, Sardigna! Visca Catalunya!