Recensione: WU MING, Manituana, Torino, Einaudi (Stile Libero), 2007

Nuovo romanzo corale del collettivo letterario emiliano.

Negli anni della c.d. Rivoluzione Americana, la colonia di New York confinava col territorio delle Sei Nazioni Irochesi, confederazione di nativi da tempo in contatto con i bianchi, ma con un proprio retaggio culturale e giuridico assai articolato ed evoluto (la c.d. Costituzione della Sei Nazioni risaliva al XII secolo e fu di ispirazione allo stesso B. Franklin come esempio di legge fondamentale di una confederazione di stati). Alcuni personaggi delle diverse etnie (per lo più storici) si trovano a dover scegliere come reagire al rapido mutare dei tempi: difendere lo status quo sotto le insegne del Regno Unito, schierarsi con i coloni ribelli, ovvero ancora cercare una neutralità sempre meno possibile. Bianchi, nativi, meticci vedono svanire le basi di pacifica convivenza e reciproco rispetto costruite negli ultimi quarant’anni dal responsabile per la Corona dei rapporti con le nazioni indiane, sir William Johnson. Ai suoi eredi e amici la responsabilità di traghettare fuori della tempesta che si addensa all’orizzonte un mondo multiculturale e policentrico sul punto di giungere a maturazione ma ancora troppo giovane per resistere senza perdite agli scossoni della Storia. Scelte difficili divideranno e riuniranno protagonisti e comprimari di una vicenda che si snoda tra la valle del fiume Mohawk, il Canada, Londra (splendida e contemporaneamente sordida capitale di un mondo già ampiamente globalizzato) e ancora le colonie nordamericane, sconvolte dalla rivolta e dalla guerra.

I personaggi principali, tratteggiati succintamente ma efficacemente e con spessore psicologico, interagiscono in uno scenario di volta in volta epico, tragicomico, intimo. Un affresco storico evocativo, una drammatica svolta antropologica, l’interferenza tra amicizia, amore e scelte politiche senza speranza, si intersecano e si sovrappongono senza discrepanze, in un intreccio comunque lineare e conseguente. Il problema del difficile equilibrio tra tutte le componenti è risolto grazie a un efficace lavoro sulla lingua e sulla struttura del romanzo (risonanze di J. Conrad, J. Ellroy, L.F. Celine, A. Burgess, tra gli altri), senza enfasi sulle soluzioni stilistiche e, nei contenuti, senza alcuna strizzatina d’occhio ai “buoni sentimenti” o alla distinzione manichea tra “buoni” e “cattivi”. Nell’insieme, uno sguardo intellettualmente onesto e storicamente corretto su tempi e luoghi poco visitati da letteratura e cinema ma densi di eventi determinanti per il presente in cui viviamo.

Il romanzo si inserisce in un disegno comunicativo più ampio, di cui è parte integrante il sito web (www.manituana.com) creato appositamente per allargarne i contenuti e le connotazioni. In particolare il “livello 2” del sito, accessibile a chi abbia già letto il romanzo, consente un interscambio di opinioni e suggestioni tra lettori e autori, nonché uno sguardo al backstage dell’opera.