Il Sardinia Radio Telescope e l’incapacità politica

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Il Sardinia Radio Telescope (SRT) è una meraviglia tecnologica e scientifica ed è posto in una zona suggestiva della Sardegna, nella regione del Gerrei. Il sito prescelto è posto al riparo da eccessive interferenze elettromagnetiche (essendo un radiotelescopio) e da altri agenti di disturbo (eccessiva ventilazione, per esempio, e in Sardegna cosa sia il vento forte lo sappiamo bene). Per questo si trova in un luogo non particolarmente antropizzato, lontano da grandi centri abitati.

Nella stessa zona si trovano importanti aree archeologiche (ne cito una per tutte: Pranu Muteddu, presso Goni), il che potrebbe generare una connessione ideale tra antichi culti (che inevitabilmente contemplavano l’osservazione del cielo e dei suoi fenomeni stagionali) e la più sofisticata ricerca astrofisica attuale. Connessione ideale che potrebbe anche tradursi in connessione turistica, con l’indotto del caso. (Ricordo en passant che quest’idea era alla base di una proposta di “micromodello socio-economico” nel programma di Sardegna Possibile alle ultime elezioni regionali.)

Arrivare al radiotelescopio non è facile. Mancano indicazioni stradali adeguate. Ricade in territorio di San Basilio, ma se qualcuno va a San Basilio scopre che il radiotelescopio non è lì, bensì sulla strada per Ballao (la SS 387, più o meno verso il Km 45). A San Basilio non ci sono cartelli indicatori e anche la gente del posto non sembra informatissima sull’ubicazione del sito. Per di più, il fatto di aver separato le sedi del personale (situate a Selargius) dal luogo fisico del radiotelescopio non aiuta.

Eppure chi va a visitarlo trova un’accoglienza estremamente disponibile da parte delle giovani ricercatrici e dei giovani ricercatori che vi lavorano. Si scopre anche che la struttura portante della parabola (72 metri di altezza, 64 metri di diametro) è stata realizzata a Domusnovas (centro tristemente noto per la produzione di bombe). La visita al sito e la presentazione che ne fanno i ricercatori è un’esperienza estremamente formativa, ricca di spunti di riflessione, vivamente consigliata.

Oggi emerge la delusione delle amministrazioni locali e degli addetti ai lavori per la mancata valorizzazione di questa risorsa inestimabile. È una faccenda tristemente esemplificativa di come vanno le cose in Sardegna

Trascurare la presenza di questa eccellenza tecnologica, non valorizzarla adeguatamente, è un errore drammatico e inaccettabile. Una scelta che ci dà la cifra della mediocrità e della inadeguatezza mortifera della nostra classe politica.

Quando pensiamo che alla dipendenza e alla devastazione della Sardegna non ci sia rimedio, riflettiamo anche sulle risorse di cui nonostante tutto disponiamo. Non sono poche, non sono di poco peso. Non c’è niente che vieti di immaginare e progettare una Sardegna più prospera e più libera.

Se la nostra classe politica, giunta Pigliaru in primis, la piantasse di concentrarsi unicamente sui giochi di potere, sulla spartizione di poltrone e risorse pubbliche, e lavorasse davvero per l’interesse collettivo, questo genere di problemi non si porrebbe nemmeno.

Inutile riempirsi la bocca – in modo molto british, per carità – di “eccellenze”, “meritocrazia” e altri feticci retorici di stampo prettamente reazionario (ma molto attraenti per l’opinione pubblica). Bisogna anche saperli riconoscere, le eccellenze, il merito.

Un personale politico mediocre e ignorante di sé e del mondo non può arrivarci nemmeno volendo, purtroppo. È una delle zavorre più pesanti di cui è necessario liberarci, sulla strada della nostra emancipazione storica.

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