Pare che la metà della ricchezza degli italiani sia appannaggio di un decimo della popolazione. Niente male come redistribuzione. Poi dice che stiamo meglio che nel medioevo!
Cari miei, le ricadute “espansive” (per dirla con Gramsci) della rivoluzione borghese e dell’imposizione universale della logica del capitale sono belle che finite da quarant’anni. Quello che serve adesso è un altro paradigma. Rivoluzionario? Be’, lo dovrà essere per forza di cose. Il che non significa che debba essere violento e catastrofico. Ma questi due aspetti della faccenda potrebbero presentarsi comunque, a prescindere dalle nostre beghe tra mortali: potrebbe farsene carico il Pianeta che ci ospita. Una scrollatina e nel giro di una o due generazioni la nostra specie sarebbe ridotta ad una sparuta ed innocua minoranza in via d’estinzione.
D’altra parte, se state a sentire i profeti del PIL, della crescita ad ogni costo, vi renderete conto che sono gli stessi che poi si compiacciono di sé nel tagliare salari, pensioni, servizi pubblici, nell’imporre la privatizzazione di diritti inalienabili (come l’accesso all’acqua). Invece, dove hanno mangiato la foglia, sanno già che il modello seguito fin qui è assurdo e non riproducibile all’infinito.
A cosa mi riferisco? Be’, suggerirei di dare un’occhiata a quanto già successo in postacci come Essen, Pittsburgh e adesso Detroit. Così, tanto per farci un’idea.
Suggerisco vivamente lo studio di tali realtà ai molti impiastri nostrani (intendo dire sardi) che si gingillano ancora con scempiaggini epocali come la pretesa di un nuovo Piano di Rinascita. Visto come sono andati bene i precedenti, c’è da chiedersi se certa gente ci sia o ci faccia. Sia come sia, non è proprio più il caso che si occupi dei nostri problemi collettivi. A riposo e avanti qualcun altro, please.