Una tendenza tipica della Modernità è quella al disvelamento e al libero corso della conoscenza. Nata come funzione della rivoluzione economica capitalista, tale dinamica profonda ha generato la sensibilità diffusa e tutti gli specifici armamentari mentali che noi uomini della Modernità diamo per scontati. L’indagine scientifica sulla natura e sull’uomo stesso, fino alla violazione di segreti in passato ritenuti inviolabili, hanno condotto l’umanità nel suo complesso, benché non senza traumi e conflitti spesso tragici, ad un livello di padronanza sul mondo mai raggiunto prima e all’esplosione della tecnologia.
Oggi assistiamo ai processi disgreganti tipici di una passaggio epocale. Fase che, naturalmente, può durare generazioni, se non secoli. Il medioevo europeo raggiunse il suo apice di civiltà intorno al 1300, poi le crisi produttive e la famigerata peste nera ne decretarono il declino. Sebbene si dica convenzionalmente che l’età moderna sia iniziata in Europa intorno al 1500, bisogna rammentare che molti dei suoi processi erano iniziati ben prima, così come molte strutture e sovrastrutture medievali sopravviveranno fino almeno alla Rivoluzione Francese ed alla prima rivoluzione industriale. Ciò significa che la crisi della Modernità non consisterà in una cesura netta e riconoscibile, ma si comporrà di processi diversi, anche regressivi, alcuni di breve durata, altri più duraturi. Riconoscere quali siano quelli che costituiranno le strutture portanti di un’epoca di là da venire non è facile, per non dire che è impossibile.
Certo è che oggi si contrappongono nel mondo due macroscopiche spinte sistemiche. Generalizzando si può dire che da una parte esista la spinta a ripiegare sul terreno fin qui conquistato, rinnegando acquisizioni scientifiche e conquiste politiche, con la rinuncia a sperimentare le nuove facoltà che i media contemporanei mettono a disposizione. E’ una spinta che nasce sia dal timore che dal calcolo utilitaristico. Dall’altra parte si manifesta, in modo ondivago e spesso in posizione difensiva, la spinta opposta a dare ulteriore esito alla tendenza fondamentale segnalata all’inizio, la tendenza all’espansione delle conquiste scientifiche, economiche e civili che ha caratterizzato la Modernità fino al suo momento culminante (la componente “espansiva” della Modernità, per dirla con Gramsci). Entrambe le spinte tendono a negare la Modernità stessa, pur essendone figlie (così come la Modernità emerse dal conflitto tra processi restaurativi e progressivi che, pur nati nell’alveo cronologico del medioevo, lo negavano nelle sue strutture portanti).
Per finire, ma senza voler azzardare alcuna conclusione, è pur necessario segnalare che esiste una differenza fondamentale tra l’attuale fase storica e le precedenti: la concreta possibilità che l’umanità si autodistrugga.