Come previsto, il consiglio regionale alla fine ha rapidamente approvato la propria riduzione numerica da 80 a 60 consiglieri. Nel gioco delle parti che è ormai la politica sarda, l’Arlecchino del centrodestra ha battuto in astuzia il Pulcinella del centrosinistra (il riferimento alla commedia dell’arte italiana non è casuale), cavalcando l’ondata mediatica demagogica sollevata nel solito modo improvvido da quest’ultimo e volgendola a proprio vantaggio.
Del vantaggio dei sardi però non c’è traccia in tutto questo, né sembra importare a nessuno. Gli uni si vantano di aver risposto alle richieste della piazza con una misura “anti-casta”, gli altri si lamentano dello scippo, tentando di accreditarsi come i promotori della soluzione.
Soluzione che equivale a nulla. La proposta di legge partorita dal consiglio regionale dovrà essere approvata dal parlamento italiano, dato che si tratta di modificare lo statuto sardo, ossia una legge costituzionale, competenza esclusa da quelle del consiglio regionale. Quello stesso parlamento italiano che – come sembra difficile ignorare – è in tutt’altre faccende affaccendato e non dà precisamente l’idea di voler mettere in agenda tra le priorità quest’ennesima incombenza. Perciò, anche senza considerare che con ogni probabilità entro marzo le camere saranno sciolte, tutto lascia pensare che di questa proposta di modifica dello statuto regionale non sentiremo più parlare.
Ma quand’anche, per un qualche clamoroso intreccio di circostanze, tutta l’operazione trovasse uno sbocco concreto, si tradurrebbe in un ben misero sacrificio da parte delle consorterie che dominano la politica in Sardegna. Anzi, si ritroverebbero rinforzate nel loro atavico elitarismo, nella loro irresistibile pulsione anti-popolare. Di toccare gli emolumenti scandalosi, i privilegi ingiustificabili, le sacche di clientelismo e di nepotismo così abbondantemente gonfiate in tutti questi anni non se ne é lontanamente parlato né sembra che abbiano intenzione di parlarne neanche i paladini anti-casta spuntati all’ultimo momento tra le forze di centrosinistra e nei mass media al seguito.
Ai sardi, agli elettori e ai cittadini che si attendono rigore, pulizia e democrazia, cosa rimane di questa vergognosa farsa? Rimane la beffa e l’offesa di essere considerati ancora una volta e da tutte le forze politiche attualmente presenti nelle istituzioni come una variabile trascurabile o al massimo come un elemento di disturbo da tacitare col minimo sforzo possibile.