Per chi? Per che cosa?

Mi chiedo quanta meschinità e quanto cinismo ci vogliano per continuare a giustificare l’occupazione militare dell’Afghanistan e lo schifo di guerra che ci si combatte. A giustificare questo. Per non dire della quotidiana strage di civili che i nostri media ci tacciono, onde non rovinarci la giornata (e magari compromettere la nostra produttività: non sia mai, in tempi di crisi “quasi” finita!).

Che senso ha che dei venticinquenni italiani muoiano così?
E che senso ha che un ventiseienne sardo muoia laggiù? In nome di che cosa? In nome di chi?
Perché sia possibile costruire la grande pipeline (gasdotto) che consenta agli statunitensi di salvaguardare per altri vent’anni il loro tenore di vita? Perché i sardi sono “speciali” anche come soldati (che combattono per cause altrui)?
E non parliamo della retorica che accompagna immancabilmente la notizia. Saranno già pronti qualche piazzetta o qualche parcheggio da intitolare ai “nostri martiri”. Li inaugurerà a favore di telecamera il miglior presidente del consiglio che l’Italia unita abbia avuto negli ultimi 150 anni.
Naturalmente, la stampa italica, per essere coerente fino in fondo con la propria missione civica, decide di sospendere la grande manifestazione in programma sabato 19 prossimo in difesa della propria libertà. La esercitasse, questa libertà! Raccontasse per filo e per segno cosa diavolo succede in Afghanistan e in giro per il mondo! Ma anche cosa succede in Italia, en passant. Sulla Sardegna lascio perdere, ma solo perché sarà necessario tornarci su.
Per ora prevalgono il disgusto e la tristezza.