Quanto vale la vita di un bambino del Congo? Me lo chiedevo qualche settimana fa, riflettendo sulla strage che da quelle parti si stava (si sta) consumando, nell’indifferenza generale (nostra). Be’ – mi sono risposto – in fondo in questo caso la soluzione è semplice: la vita di un bambino del Congo vale una porzione del mio diritto a possedere un telefono cellulare. Un raro minerale, indispensabile all’assemblaggio dei nostri fedelissimi, inseparabili aggeggi portatili, si trova proprio in Congo: che possiamo farci? Vogliamo privarcene per salvare qualche bimbo che comunque avrebbe seri problemi di sopravvivenza? E’ il capitalismo, bellezza!
Invece, negli ultimi giorni, ho avuto difficoltà a giustificare la morte violenta di decine di bambini della Striscia di Gaza. Non mi riesce, per limiti miei ovviamente, di trovare una spiegazione altrettanto lineare e consolatoria.
Pensiamoci bene. La Striscia di Gaza: una landa desertica lunga 40 Km e larga 9 nella quale vive 1 milione e mezzo di persone. Come se tutta la popolazione della Sardegna fosse ammassata nella sola piana del Campidano tra Cagliari e Sanluri. Cosa mai avranno di tanto prezioso da farsi saccheggiare questi poveretti? Mah…
Forse non si tratta di prelievo di risorse a vantaggio di noi occidentali civilizzati e democratici, in questo caso, ma di una semplice azione simbolica. Un monito e un precedente. I poveri, i deboli, le popolazioni marginali e di scarsa rilevanza nella contabilità del PIL planetario, devono rassegnarsi a subire la giusta supremazia dei più forti. Anzi, sarebbe cosa buona e giusta che, in un impeto di dignità, si autodistrugessero in qualche modo, evitando lo spreco di munizioni e la fatica di andarli a bombardare o massacrare casa per casa. E’ proprio di cattivo gusto perseverare ad esistere quando è chiaro che la storia (e chi la scrive) ti hanno condannato. Cosa vogliono questi palestinesi? Non hanno alcuna rilevanza, sono un peso per tutti, ci costringono a contorcimenti retorici per motivare la loro eliminazione, sforzo che ci risparmieremmo volentieri (i contorcimenti retorici, non la loro eliminazione).
D’altra parte, c’è poco da prendersela con Israele. Dico, da parte dei benpensanti umanitaristi, di sinistra, buonisti, ecc. Dovrebbero essergli grati, anzi: se non fosse per la sua esistenza, con tutta probabilità sarebbe già stato riabilitato Hitler e tutto il pasticcio da lui causato nel secolo scorso!