Da poche settimane è uscito per le edizioni Catartica, di Sassari, una nuova edizione di Fior di Sardegna, primo romanzo pubblicato da Grazia Deledda col proprio nome.
Si tratta di un’operazione editoriale meritoria, sia perché aggiunge un tassello al dibattito sulla scrittrice nuorese, sia perché ripropone in modo filologicamente rispettoso la stesura originale del romanzo, senza correzioni ortografiche o lessicali di sorta. Aspetto che conferisce un elemento di interesse in più alla lettura.
Su richiesta degli editori, non senza qualche preoccupazione, ho scritto un’introduzione a questa nuova edizione di Fior di Sardegna, accollandomi il rischio che sempre comporta affrontare la figura di Grazia Deledda.
I motivi per invitare i lettori a conoscere quest’opera giovanile sono diversi. A parte quelli strettamente letterari e storici, che affronto nell’introduzione summenzionata, ce n’è uno ulteriore, estraneo al testo ma non insignificante.
Cimentarsi nel mondo editoriale oggi non è una bazzecola (posto che lo sia mai stato). Farlo in Sardegna, confidando solo sulle proprie forze, ha qualcosa di temerario.
Nondimeno è anche necessario. È il segno del rifiuto della resa, è un rilancio coraggioso quando sembra che la partita sia chiusa, un segnale di vitalità e di speranza.
A maggior ragione sono onorato di aver accolto l’invito di Catartica, a cui auguro le soddisfazioni e il successo che un tentativo del genere, già solo per il fatto di essere fatto, merita.
Dalla Prefazione a Fior di Sardegna, Sassari, Catartica, 2018:
Fior di Sardegna non è la prima opera pubblicata da Grazia Deledda, ma è la
prima pubblicata sotto il suo nome. Anteriormente, benché ancora molto
giovane, aveva già visto stampati alcuni racconti e due romanzi, ma sotto
pseudonimo. Con Fior di Sardegna Grazia Deledda comincia dunque ad essere
pubblicamente Grazia Deledda.
L’opera che oggi Catartica ripresenta al pubblico, in una veste editoriale
aggiornata, ha dunque una sua rilevanza specifica nell’insieme dell’opus
deleddiano. Se non altro come punto di riferimento nel percorso di formazione
di un’autrice complessa e originale, mai del tutto compresa, sia dai
contemporanei sia successivamente.
Su questo non lascia adito a conclusioni diverse nemmeno l’anno deleddiano
appena trascorso, pure fecondo di riletture e iniziative dedicate alla grande
scrittrice nuorese. Tuttavia non si sono registrate particolari aperture critiche o
una rivisitazione sistematica delle valutazioni sul suo conto.
Del resto, questa difficoltà a inquadrare e comprendere in profondità il senso
dell’opera deleddiana non è casuale e non dipende sempre e soltanto dalla
cattiva disposizione dell’accademia e della critica letteraria, pure innegabile.
Grazia Deledda e la sua opera sono di per sé un nodo piuttosto intricato di
elementi biografici, di questioni culturali e linguistiche, di collocazione stilistica.
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