Brutta aria, entro i confini dello stato italiano. Non sono solo le puzze assortite di immondizia ad avvelenare l’atmosfera, ma anche il fetore di rigurgiti ben identificabili. Ciò che non è stato digerito e metabolizzato, nella storia come nel corpo umano, tende a riproporsi. Magari ha l’aspetto un po’ diverso, ma la sostanza è la medesima.
Preannunciare a livello governativo un commissariato straordinario “ai Rom” (misura dallo stampo chiarissimo) e poi esecrare l’incendio di un campo Rom avvenuto subito dopo a furor di popolo, è non solo ipocrita ma offensivo della poca intelligenza rimasta in giro.
D’altra parte, la crisi esiste ed è generalizzata. La parentesi giolittiana del Prodi-bis non ha certo intaccato i processi in corso. Coloro che godono dei privilegi e della gestione delle risorse si propongono come i risolutori delle storture sistemiche che quei privilegi e quel controllo garantiscono. Con abili tattiche diversive (del resto già usate in grande stile dai grandi fratelli americani), si additano problemi inventati o semi-veri come quelli principali e più urgenti, oppure se ne creano apposta, all’occorrenza, e si distrae bellamente l’ottusa opinione pubblica televisiva con trucchetti da prestidigitatori e un po’ di neo-lingua.
Intanto, però, il mondo se ne va per la sua strada. L’ex economia più potente del mondo è in fase di declino evidente (anche se ancora non conclamato) e tende a trascinare con sé servi imbelli e opportunisti vari. Si sa che i veri responsabili del disastro, o comunque coloro che ci hanno lucrato su finora, presumibilmente la faranno franca. Non tutti, magari (qualche capro espiatorio, nella peggiore delle ipotesi, bisognerà pur offrirlo al pubblico ludibrio), ma molti e dei più malvagi.
Chissà se ci saremo ancora per raccontare come va a finire.