Spigolando qua e là

Mentre si conferma che l’ALCOA intende chiudere gli stabilimenti in Sardegna (come era ampiamente previsto), mi colpiscono un paio di articoli, tratti dal Giornale di Sardegna (Epolis).

Il primo è una nota politica di Paolo Maccioni, che recita così:

Niente da dire, considerazioni sacrosante. Per altri versi, vista la notizia di cui sopra, c’è anche da chiedersi come sia possibile che gli elettori sardi possano votare i partiti del centrodestra italiano, PsdAz compreso. Ma magari, chissà, quest’anno infernale con il povero avatar Nichele Cappellacci  alla guida (si fa per dire) della Regione serviranno a infondere qualche atomo di consapevolezza politica in qualcuno. E magari comincerà a emergere l’esigenza di puntare su tutt’altre prospettive politiche.

Chi vivrà vedrà.

Altra notiziola, apparentemente secondaria, ma che messa insieme alle prime due, qualcosa ce la racconta:

Ecco qua: con tempistica perfetta (e con la complicità di una parte piccola ma influente dell’intellighentsia nostrana) applichiamo concretamente –  a mo’ di memento per tutte le teste calde – il nostro sempiterno complesso di inferiorità. Quando mai un premio letterario sardo intitolato a una scrittrice sarda, purtroppo nota nel mondo, deve contemplare una sezione di letteratura sarda? La letteratura sarda non esiste e, nel caso esistesse, non dovrebbe esistere. È un incidente astruso dei processi culturali contemporanei, un assurdo antropologico con pericolose venature politiche: meglio rimuovere il tutto e affidarsi al tanto confortevole nido italico. Quando si dice ampliare i nostri orizzonti…

Tutto alquanto grottesco, ma anche deprimente, se non fosse che ha l’aria del colpo di coda di una feroce egemonia culturale al tramonto. Come tale, più sopportabile.

Ma quanta pazienza ci vuole!